Dopo tanto visitare, conoscere, ammirare, l’itinerario volge al termine e punta la direzione verso il luogo di partenza, Fabriano. Ma senza lasciare il turista con gli occhi pieni di storia per tanto vagare tra paesi e montagne, il percorso offre la parte più Naturalistica di esso : tra il Monte Catria, Cucco e la Consolare Via Flaminia (un tuffo tra Eremi ed Abbazie incastonate tra valli e rupi degli incantevoli scenari dell’Appenino umbro_marchigiano).
L’area in cui si svolge l’ultima parte di percorso, è a ridosso degli incantevoli scenari montani, che gli appennini regala a chi vi si trova a transitare. Infatti , scendendo dalle monastiche terre di Fonte Avellana in direzione di Gubbio e dell’Umbria, il percorso incrocia l’Abbazia di Sitria, situata nella stretta valle formata dal torrente Artino e dall’abitato di Isola Fossara, paesino 'incastonato' tra le pendici appenniniche; la Via Flaminia, una superba opera di ingegneria strategica per la espansione dell’Impero Romano; l’Eremo di Monte Cucco e l’Eremo di S. Emiliano in Congiuntoli, immersi tra le pieghe boscose del Monte Cucco.
Eremo ed Abbazia di Sitria : è situato ai piedi del Monte Aguzzo (900 mt.) in territorio umbro. Monastero e chiesa sono dedicati alla Madonna sotto il nome di Santa Maria di Sitria. L’Eremo venne fondato nella valle omonima da San Romualdo nel 1014, realizzato in piccole celle di pietra e legname. Intorno al 1018_1020, Romualdo vi fondò il Monastero. La costruzione è in pietra squadrata, con volte a botte, in linee eleganti, romanico_gotiche. Ha una sola navata a croce latina, il presbiterio elevato al quale si accede da una scala ad otto gradini. Sotto l’altare maggiore c’è una interessante cripta romanica, sorretta da una bella colonna con capitello tardo_antico, proveniente dalla antica Sentinum.
Eremo di Monte Cucco : è sicuramente uno delle mete più suggestive del territorio fabrianese, abbarbicato sulle pareti scoscese della parte orientale del massiccio del Monte Cucco, ormai rifugio del falco pellegrino. Edificato in un bosco di castagni, sotto il Comune di Scheggia, si trova a 565 mt. slm ed è detto Eremo di San Girolamo di Monte Cucco o Eremo di Pascelupo. L’Eremo, costruito intorno all’anno 1000, è arroccato alla base di un anfiteatro di roccia calcarea, che strapiomba per oltre 100 metri, con grotte sulle pareti scoscese. Tutto intorno fitte boscaglie, che rendono il sito ancora più suggestivo. Abitato nel XIII sec. dal Beato Tommaso da Costacciaro, venne costituito in Eremo nel 1520 dal veneziano Beato Paolo Giustiniani, eremita contemplativo, anche lui camaldolese. E’ il primo della compagnia di San Romualdo che più tardi sarà chiamata 'Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona'. Chiuso tra il 1922_1925, il complesso è stato da poco restaurato ed affidato ai Monaci Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona.
Eremo di san Emiliano in Congiuntoli : a 6 km. da Sassoferrato, lungo l'antico diverticolo (strada di collegamento) che porta a Scheggia nella congiunzione del torrente Rio Freddo con il fiume Sentino, si erge la Badia dei Santi Emilano e Bartolomeo in Congiuntoli, una severa e grandiosa costruzione, di stile romano_gotico. Questo antico cenobio è stato abbandonato dai monaci nel 1596, anno in cui i Cistercensi non vollero più dipendere dagli 'abbati accomandatari'. La badia, anche se disabitata, possedette notevoli ricchezze fino al 1860, anno in cui il territorio umbro-marchigiano passò sotto il Regno d'Italia. In origine era una piccola chiesa con un monastero distaccato entrambi fondati dai monaci benedettini. Fu frequentata da San Domenico Loricato tra gli anni 1030 e il 1050 vivendo in una cella isolata tra i boschi prima di trasferirsi nell'eremo di S. Vicino, dove morì nel 1060. La badia oltre ad avere ricchezze a Perticano, Casalvento, possedeva i castelli di Liceto, Montelago ed un terzo, oggi scomparso, tutti donati dai conti Atti di Sassoferrato nel 1274. La Chiesa di S. Emiliano è a due navate, il presbiterio è sopra una predella e non ha la cripta. Il corpo della costruzione è in pietre bianche squadrate, ha dei pilastri ottagonali che sorreggono gli archi romanici corredati di capitelli semplici e lineari; alcune finestre di stile romanico si amalgamano perfettamente con quelle gotiche trilobate. Fino al 1907 si vedevano i bellissimi affreschi del 1300 attribuiti alla 'scuola riminese' oggi depositati nella Pinacoteca di Fabriano.
La Via Flaminia : nel sopraggiungere l’abitato di Scheggia (primo paese che si incontra valicando il confine tra Marche ed Umbria), la Storia passa sotto ai vostri piedi. Una linea che attraversava l’Italia, da Roma a Fano, dai porti del Tirreno a quelli dell’Adriatico, dal centro dell’Impero Romano alle terre della pianura padana e all’est Europeo verso i confini estremi dell’Impero. Un tracciato adatto al passaggio delle merci e al clamore delle colonne armate. Ponti e costruzioni, scavalcarono corsi d’acqua ed asperità del terreno. Di fatto, è la strada che favorì la romanizzazione delle terre che l’attraversava, sollecitando la tendenza ad unificare le popolazioni, inducendole ad abbandonare gli arcaici schemi legati alla cultura del villaggio. Il suo tracciato e il complesso di manufatti giunti fino a noi, taluni ancora in uso (ponti, costruzioni,viadotti), conferma l’importanza della strada e le difficoltà affrontate per adattarsi ai territori, per lo più montuosi e ricchi di corsi d’acqua. La strada fu tracciata fra il 220 e il 219 a.C. dal censore Caio Flaminio, uno dei principali artefici dell’espansione verso la valle padana, riutilizzando percorsi più antichi, legati alle forme di popolamento sparso, tipici dell’ambiente umbro_italico. La costruzione adotta i criteri normalmente utilizzati per le vie di carattere militare, alle quali era assegnata la funzione principale di raggiungere nel più breve tempo possibile le zone occupate e di mantenerne il controllo; era pertanto indispensabile contare su percorsi diretti, che evitassero le insidie dell’attraversamento di centri abitati o di andamenti tortuosi. Le ingegnose opere per il superamento degli ostacoli naturali e la praticabilità della strada in ogni circostanza e momento dell’anno erano dunque requisiti fondamentali. L’aspetto tipico della strada antica, ancora fiancheggiata da filari di querce, compare nella zona fra Gualdo Tadino (Tadinum) e Fossato di Vico (Vicus Helvillum), ai piedi della quale si distaccavano gli importanti diverticoli (strade di collegamento) per Gubbio (Iguvium) e Fabriano. L’ultima parte del percorso della Flaminia in territorio umbro non è del tutto sicura, disperdendosi in una serie di sentieri spesso non più identificabili. Restano tuttavia alcuni importanti opere, come il cosiddetto ponte etrusco sul torrente Scirca e il ponte Spiano sul torrente Fontursci nei pressi dell’odierna Sigillo, ed il ponte Romano presso Scheggia.
Ponte Etrusco : detto anticamente 'ponte dei pietroni' perché costruito con pietre ciclopiche. Considerato di età etrusca (da qui il nome), il ponte sembra invece, verosimilmente, risalire al tempo di Traiano o di Adriano (II sec. d.c.).
Ponte Romano : viene datato in età augustea. Presenta un unico fornice, spalle e mura di sostegno costruite con blocchi squadrati, disposti a corsi regolari 'opus quadrata'. di recente ne è stato curato il restauro. Si raggiunge agevolmente dall’attuale SS 3 Flaminia e dalla SS 76 della Val d’Esino, trovandosi a 100 mt. dall’incrocio delle due strade.
Da queste storiche zone, tornare a Fabriano non è difficile, basta seguire la strade che oltrepassano la dorsale Appenninica verso Est, verso il mar Adriatico. |