Le Marche sono un degradare di dolci colli e valli che dall’Appennino scendono al mare. Nelle zone interne sopravvivono borghi antichissimi, insediamenti medievali chiusi tra mura, castelli e rocche che sovrastano le colline. La luminosità del sole ed il suo calore consentono di esprimere alte gradazioni zuccherine e delicati profumi indispensabili per ottenere buoni vini di cui tutta la regione è ricca.
La viticoltura è frammentata con aziende piccolissime o di medie dimensioni che stanno emergendo, verso le quali il Pubblico svolge funzioni di guida e coordinamento, per tutta la filiera, dal campo al mercato. Le Marche vitivinicole: 24000 ettari di vigne, circa un terzo per la produzione di vini DOC, due milioni di ettolitri di vino, con prevalenza di bianchi. Il carattere forte e pignolo degli abitanti, una cultura ancora oggi legata a millenni di storia rurale non potevano dare al vino delle Marche caratteristiche alla pari con nomi più conosciuti ed alla sua terra, una vocazione indiscutibile.
Ogni contrada ha un vino: il Rosso Conero, dalla terra forte e generosa che l’ha partorito, ha la tempra dei cavatori e degli scalpellini dei quali conosce ogni cruccio dell’anima;
Rosso Piceno, la cui zona si estende fino alla provincia di Ancona, ha il piglio robusto e sentimentale delle genti della Marca inferiore;
I Colli Maceratesi, vi dicono della dolcezza e delle segrete doti domestiche che circondano i focolari contadini; Il Verdicchio di Matelica, biondo, leggermente amarognolo, d’una semplicità che sorprende, adatto al sapore marino. Forse tra non molto il Verdicchio chiamerà nelle grandi città tutti gli altri vini fratelli, che da secoli nelle Marche gli tengono meritata compagnia, e sarà giunto allora il momento di dire che i marchigiani si riconoscono anche a tavola.
Tra le produzioni di vino DOC troviamo: nel 1987 La Lacrima di Morro D’Alba, prezioso, tanto raro nella quantità quanto unico nel gusto, e L’Esino, nel 1995, considerato prima un vino da tavola. Due vini la cui terra si incunea in quella nobile dei Castelli del Verdicchio.
La Vernaccia Cerretana,denominazione locale di un vitigno riscontrabile nell’area pedemontana dell’alto Anconetano (Cerreto d’Esi) e dell’alto Maceratese (Matelica) in vigneti antichi, ormai in via di estinzione. In quest’area sono presenti tre vitigni che accomunano la stessa denominazione ossia la Vernaccia nera, meglio conosciuta come "Vernaccia di Serrapetrona", la "Vernaccia Moscatella", diffusa nell’area di Pergola e comuni limitrofi, e la "Vernaccia Cerretana". Queste tre tipologie di "Vernaccia", non presentano tra loro somiglianze morfologiche, né analogie comportamentali, ma solo omonimia. La grandezza del grappolo, unitamente alla buona fertilità delle gemme, comporta la generosa produttività unitaria. Il vino che deriva dalla vinificazione di tali uve si presenta di colore rosso rubino con riflessi violacei, con un profumo intenso floreale, fruttato, e con un gusto acido, amarognolo, poco astringente nonostante comunque una buona struttura complessiva.
Il Visner, bevanda aromatizzata a base di vino e visciole.Questo vino è olfattivamente intenso e complesso,al gusto è persistente con aroma di frutta rossa rossa sotto spirito e matura, è fresco, caldo, abbastanza morbido, si abbina perfettamente a preparazioni dolciarie.
Il Vino Novello, ha sostituito quello che era il “vino nuovo”, da alcuni anni entra in commercio il 6 novembre, come il primo vino da vendemmia.
In questi ultimi anni si sono sviluppate tecnologie di affinamento dei vini che richiamano consolidate tradizioni. L’invecchiamento dei vini rossi (in particolare Rosso Conero) ha reintrodotto la tradizione delle “bottaie” e dei locali in cui sfilano le botti in legno di rovere e che esprimono l’immagine della cantina tipica. Si registrano inoltre nuove tecnologie quali il “barriche” o l’invecchiamento moderato di alcuni bianchi tra cui il Verdicchio. |