I dintorni di Fabriano,al confine con l’Umbria e con la provincia di Macerata,offrono una delle aree più belle del territorio e della regione sia dal punto di vista ambientale-paesaggistico sia dal punto di vista storico-culturale. L’età medioevale portò alla costruzione in luoghi sicuri ,in genere in cima alle colline,di strutture murarie come castelli,torri e rocche, ad opera di signori locali per il desiderio di aggregare le loro terre ed avere un migliore controllo su di esse, rispettando le strutture preesistenti, le condizioni naturali del luogo e la viabilità principale del territorio .L’intenzione di questi signori fu quella di creare “ organismi” politico-sociali al di sopra delle parti e autonomi dal punto di vista legislativo e amministrativo. Tali strutture testimoniano la presenza storica di molte autonomie,spesso in conflitto tra loro,del resto il nome stesso della regione Marche sta ad indicare che questa era una terra di confine,un crocevia di popoli diversi.
Tra questi: il castello di Bastia, costruito sotto Francesco Sforza, quando era signore di Fabriano integrandolo nel sistema difensivo del territorio sorto in epoca comunale. Il grappolo di case che oggi formano il paese impegna la sommità di un’aspra collina che culmina nella bella Chiesa Parrocchiale. All’interno della chiesa parrocchiale si trova la tavola del pittore umbro Bernardino di Mariotto raffigurante la Madonna in trono col Figlio tra due Angeli, mentre il Bambino ha in mano il modellino del castello di Bastia (conservata nella pinacoteca di Fabriano).
Il castello di Castelletta , racchiuso in una chiostra di monti aspra e selvaggia,appartenne originariamente ai signori di Rovellone e successivamente ceduto al comune di Fabriano nel 1300. il castello come il paese conserva ancora il suo impianto medievale.Nella chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria sopra Minerva si conservano una croce astile del XIII sec, un frammento di affresco raffigurante San Silvestro eseguito da Antonio da Fabriano. Il nucleo abitativo sviluppatosi intorno al castello mantiene un inconfondibile e singolare tono edilizio al cui formarsi hanno contribuito svariati fattori: le limitate possibilità economiche, il tenace attaccamento alla tradizione, la vocazione all’allevamento. Sono nate così viuzze strette e anguste case basse, dai muri tarchiati, dalle finestre piccole e buie.
Il castello di Collamato, collocato in un contesto paesaggistico tra i più sublimi e intatti dell’intero comprensorio fabrianese, su un colle soleggiato tra dolci colline ricche di vigneti e di pascoli. Le sue origini si fanno risalire al tempo delle invasioni barbariche ad opera degli Attidiati, che vi ripararono dopo la distruzione della loro città; i documenti ne attestano il passaggio sotto il dominio fabrianese tra la fine del XII secolo e l’inizio di quello successivo. Visitando la chiesa parrocchiale è possibile ammirare affreschi di pittori marchigiani ignoti e di Domiziano Domiziani dei sec.XV-XVI.
Il castello di Precicchie, feudo dei conti Attoni caduto poi sotto il dominio dei Rovellone e ceduto infine al comune di Fabriano all’inizio del sec.XIV, mantiene intatto il fiero passato testimoniato dal nucleo fortificato e dalle massicce mura, dalla porta d’accesso al castello e da un imponente torrione. Esso si erge quale unica memoria dei secoli tumultuosi del passato, e ci parla di un sentore silenzioso e violento di antiche contese e di forti feudalità, in luoghi dove il tempo sembra essersi veramente fermato. È questa una prerogativa assai diffusa dell’area fabrianese, che merita di essere percorsa con un itinerario meticoloso e paziente, che ne metta in rilievo le bellezze naturali e l’armonioso incastonarsi degli antichi e sparsi insediamenti, dei castelli, delle chiese e delle abbazie nel paesaggio mosso e dolce.
La costruzione di questi impianti feudali da parte dei signori del luogo furono accompagnati dalla costruzione di altri impianti questa volta di origine religiosa dal grande patrimonio storico-artistico come le abbazie, le Chiese, i dipinti murali, le opere su tavola, tutte sculture distribuite in modo uniforme sul territorio costituendo un esempio di “museo diffuso”. Di forte valenza religiosa è la ramificazione delle abbazie lungo le arterie principali e i corsi d’acqua. La vita nelle abbazie, imperniata sull’ideale di vita cristiana ispirata alla carità, si presentava come la vera forza animatrice e rinnovatrice della società del tempo, costituiva anche l’unico luogo di riferimento per la popolazione in aree soggette a spopolamento a causa delle invasioni barbariche. I primi insediamenti monastici sorsero a seguito del diffondersi della regola benedettina nei secoli VI e VII; solo successivamente, nei secoli XIV e XV, si ebbe l’ascesa di nuovi ordini mendicanti come gli agostiniani, i francescani ed i dominicani. Quest’epoca vide ridurre il ruolo delle abbazie a centro rurale facente parte delle proprietà delle mense vescovili e prelati.
Monastero di San Silvestro: fondato nel 200 da San Silvestro, padre dell’omonima congregazione benedettina, è situato sul monte Fano in una suggestiva paesaggistica, ospitando al suo interno le spoglie del Santo fondatore. Le depredazioni e gli incendi subiti nel corso dei secoli hanno lasciato poco o nulla della primitiva costruzione. La chiesina, di piacevoli linee settecentesche, si fregia di decorazioni a fresco del fabrianese Giovanni Lucci; di ben altra fattura le tele degli altari, specie quella con “La Madonna che porge l’Eucarestia a San Silvestro”, opera matura di Claudio Ridolfi. Suggestivo il chiostro, ricco di lunette affrescate da Antonio Ungarici (secolo XVIII); preziosa e ricca la biblioteca, che vanta migliaia di pergamene e decine di codici ed incunaboli.
Abbazia di Val di Sasso: antico cenobio benedettino, venne poi acquistata da Chiavello Chiavelli e donato ai Frati Minori che lo trasformarono in uno dei più famosi cenobi francescani delle Marche. All’interno è visibile una pregevole copia novecentesca del Polittico di Valleromita di Gentile Da Fabriano, il cui originale è conservato nella Pinacoteca di Brera. Oggi il fabbricato risulta umile e disadorno, riedificato alla meglio col materiale di spoglio originale. Malgrado ciò, il luogo conserva un suo innegabile fascino, soprattutto grazie alla sua posizione, che si affaccia come un balcone ardito e stupendo sulla valletta cupa e angusta di Valleremita.
Abbazia di San Cassiano in Valbagnola: fondata dai Signori di Chiaromonte nel sec. XI fu monastero di benedettini ed è a questo periodo che risalgono le strutture più antiche del complesso. Oggi è proprietà dei monaci silvestrini.
Eremo di Grottafucile: eremo rupestre con vista spettacolare sulla Gola della Rossa e sui monti di Frasassi. Vi abitò, in solitudine, San Silvestro dal 1227 al 1231; in epoca successiva fu eretto un monastero del quale rimangono a testimonianza resti della facciata e una grande volta a botte, oltre ad alcune celle dei monaci eremiti scavate nella roccia.
Abbazia di Valdicastro: fondata da San Romualdo (fondatore dell’ordine camaldolese), tra il 1005 ed il 1009, il quale scelse il sito per condurre vita eremitica. L’abbazia fu annessa nel 1427 alla Chiesa di San Biagio di Fabriano, dove si conservano anche i resti del corpo di San Romualdo, morto a Valdicastro nel 1027. Interessante l’impianto architettonico medievale e la suggestiva posizione paesaggistica. Nella Chiesa di stile romano-gotico vi sono belle pitture trecentesche raffiguranti il Santo; interessanti poi sono l’antico chiostro, la sala capitolare e la cripta che si sviluppa su tre navate. Dopo un lungo periodo di prosperità e di prestigio che portò l’Abbazia ad estendere i suoi possedimenti e la sua influenza su centinaia di chiese, anche in territorio umbro, ebbe inizio il suo declino.
Eremo dell’Acquarella: anche questo monastero è stato fondato da San Romualdo nel XIV secolo; la sua struttura, sia all’interno che all’esterno presenta una classica semplicità e un nudo bozzato di pietra. Essa acquistò notorietà nel 1529 quando ivi si tenne il 1° Capitolo Generale del neo Ordine dei Cappuccini.
Gli ambienti naturali
Il territorio del Comune di Fabriano conseguentemente agli eventi geologici, geomorfologici e climatici offre una notevole varietà di ambienti naturali che costituiscono biotipi importanti sia dal punto di vista flogistico che faunistico. Da sottolineare sono: l’aula verde di Valleremita, il Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi e il Parco del Montecucco (la cui spiegazione è riservata nel link degli itinerari turistico-ecologici).
I centri di attività religiosa hanno prima favorito lo sviluppo dei boschi intorno ai conventi, agli eremi, alle abbazie e poi li hanno salvaguardati dagli interventi dell’uomo, facendone così dei boschi storici. Ne abbiamo numerosi esempi nelle zone limitrofe di Fabriano: il magnifico faggeto che circonda l’eremo di San Silvestro, i secolari faggi del bosco dell’eremo di Santa Maria di Valdisasso a Valleremita, il raro bosco di castagno all’Abbazia di Valdicastro a Poggio San Romualdo, i boschi misti di orno-ostrieto che circondano la ormai fatiscente Abbazia di Santa Maria d’Appennino nei pressi di Cancelli, la possente Abbazia di San Biagio in Caprile a Campodonico, la Chiesa di Santa Maria dell’Acquarella sopra Albacina, il monastero di San Cassiano di Valbagnola. |