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 Museo etno-antropologico

FABRIANO


Museo della Civiltà contadina
via Serraloggia 203 
tel. 0732 3182 / 24013 / 338 6003973
gestore: Antonella Marcaccini – Elide Campanelli - Loredana Marcaccini
museolaginestra@libero.it
Aperto su prenotazione

La raccolta del materiale è dovuta a Elide e Ignazio Marcaccini, operatori agrituristici. Il museo ha sede presso la fattoria "La Ginestra", compresa negli itinerari agrituristici delle Marche essa è divisa in singoli ambienti che ricostruiscono quelli delle vecchie case contadine. Fa parte dello stesso museo un vecchio fienile adiacente, tipico esempio di architettura rustica fabrianese del secolo scorso, nel quale sono conservati carretti agricoli, aratri di legno, un erpice...
Nella cantina annessa alla casa colonica è stato sistemato un torchio, corredato dagli elementi caratteristici dell'epoca. 








Museo del Presepe

Complesso San Benedetto
piazza Fabi Altini 9
tel. 348 2256911
Il seminterrato del Complesso San Benedetto ospita una mostra di alcuni presepi, opera di oltre venticinque anni di attività del presepista Fabrizio Ciccolini. 
Quello che occupa la superficie maggiore (circa 80 metri quadri) è il “Presepe del Borgo”, già costruito nella chiesetta di San Cristoforo dal 1987 fino al 1997, anno del terremoto che ne lesionò l'edificio. Dal Natale del 2011 è ospitato in questo nuovo sito. Il presepe, in stile popolare, è la ricostruzione della valle del fiume Esino che, partendo da Fabriano (e più precisamente dal quartiere Borgo, di cui sono rappresentate in primo piano alcune vie caratteristiche come via Le Moline e via Madonna delle Grazie) arriva ad Ancona, con il mare, il Duomo di San Ciriaco e il vecchio faro. Nel centro sono rappresentati altri ben precisi paesaggi: nella parte destra, le mura della città di Jesi (il Torrione di Mezzogiorno e Porta Valle) e a sinistra Serra San Quirico (inizio delle Copertelle), Monte San Vito (la chiesa collegiata di San Pietro Apostolo), il Santuario Madonna degli Alberici e Montemarciano (la chiesa di San Pietro). Tutto questo è di nuovo “contenuto” nella chiesetta di San Cristoforo, della quale è stato ricostruito l'intero frontespizio a grandezza naturale.
Tel. 348 2256911
presepinmostra@gmail.com



GUALDO TADINO

Museo regionale dell'Emigrazione "P. Conti"
Palazzo del Podestà, piazza Soprammuro
Tel./fax 075 9142445
info@emigrazione.it
Orari: h 10.00-13.00 e 16.00-18.30, chiuso domenica mattina, lunedì, mattine dei giorni festivi
Ingresso a pagamento, bookshop, visite guidate, attività didattiche, videoteca, biblioteca, centro studi.

Intitolato a Pietro Conti, primo presidente della regione, il museo presenta un percorso didattico alla scoperta del fenomeno dell’emigrazione in Umbria e non solo, tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. In questo periodo infatti, circa 27 milioni di italiani lasciano la terra d’origine in cerca di fortuna in Europa ed oltreoceano. Nella regione umbra il picco si rileva tra 1911 e 1913, ed il gualdese è una delle aree più interessate, sia per l’incremento demografico, sia per l’assenza di attività industriali, sia per l’apertura della linea ferroviaria nel 1865, che agevola gli spostamenti.

L’allestimento museale, coinvolgente ed innovativo, è un percorso a ritroso nella vita dell’emigrante. La sala a piano terra offre infatti uno spaccato sulle condizioni di vita e di duro lavoro nel paese di destinazione, con particolare riferimento ai minatori e al ruolo delle donne, mentre il primo piano è dedicato al viaggio, e soprattutto alle traversate transoceaniche. Nella sala al secondo piano infine, una panoramica delle condizioni nei paesi di origine e delle motivazioni che hanno determinato la scelta di emigrare; il museo è inoltre mediateca e laboratorio didattico per le scuole.

un interno del Museo delle Arti e tradizioni popolari di Sassoferrato

SASSOFERRATO

Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari
Palazzo Montanari – Via Montanari, 1
Tel. 0732/956231-2
ufficiocultura@comune.sassoferrato.an.it
Chiuso il lunedì.
Da martedì a sabato 10.30-12.30
Martedì e giovedì 10.30-12.30/16.00-19.00

Ingresso a pagamento.

Il museo, sorto nel 1979 all'interno del duecentesco palazzo Montanari (dove dal 1245 risiedevano le monache benedettine del monastero di S. Margherita in Paravento) si articola in sei sezioni disposte nel seminterrato e al piano terra. La ricca raccolta, che contiene più di 1500 pezzi, racconta attraverso gli oggetti e gli attrezzi esposti, il modo di lavorare e di vivere della civiltà agricola sentinate di un tempo.

Museo Comunale della Miniera di Zolfo di Cabernardi
fraz. Cabernardi, via Contrada Nuova 1
Tel. 0732 956231/2 (ufficio turistico) - 0732 975241 / 975013 (Associazione La Miniera) / cell.333/3239363 – 339/7496114
ufficiocultura@comune.sassoferrato.an.it
Orario di apertura
Da Aprile a Giugno e da Settembre a Dicembre: Domenica 10.30-12.30/15.00-18.00
Luglio ed Agosto: dal lunedì alla domenica 17.00-20.00; sabato 17.00-20.00/21.00-23.00 (festivi compresi)

Il Museo della Miniera di Zolfo, inserito nell’itinerario turistico Musei da Scoprire in virtù dell’appartenenza del Comune di Sassoferrato all’Associazione Museale della Provincia di Ancona, è ubicato nel cuore della Frazione di Cabernardi, in via Contrada Nuova, n. 1.
La sede espositiva è disposta su cinque ampie sale e su un lungo corridoio, al primo piano dell’ex edificio scolastico. Un suggestivo itinerario attraverso il quale il visitatore si trova ad essere idealmente calato in una realtà industriale di un’epoca ormai lontana, a cavallo di due secoli (dagli ultimi tredici anni dell’800 alla metà inoltrata del ‘900).
Una realtà in cui operavano mediamente 1.600 minatori, per lo più impiegati in un duro e pericoloso lavoro nel sottosuolo, alle dipendenze della “Montecatini”, la Società proprietaria della miniera dal 1917 al 1959.
Il Museo illustra la storia di quello che per lunghi anni è stato il più importante centro minerario solfifero d’Europa, la cui attività costituiva l’elemento trainante dell’economia dell’intera zona.
Ottanta anni di attività industriale sono “raccontati” attraverso le numerose testimonianze della vita di miniera che il Museo ospita.
Attrezzi da lavoro, materiali per l’estrazione del minerale, maschere anti-gas, caschi da minatore, martelli pneumatici, lampade, planimetrie ed il plastico della miniera con i due principali pozzi illustrano in maniera significativa, l’attività dei minatori ed anche la durezza di lavoro d’altri tempi.
Oggetti che, pur immobili e silenti, sembrano parlare, raccontare la vicenda umana e lavorativa di quegli uomini che, ammantati di fatica e di sudore, li hanno indossati, usati, oliati, consumati e, forse, persino amati.
In esposizione anche la materia prima della miniera, lo zolfo, presentato in pezzi di materiale grezzo, così come veniva estratto, ed anche sotto forma di cristalli, di “pani” del peso di 50 Kg e allo stato puro dopo il processo di lavorazione.
Oltre allo zolfo, l’esposizione presenta tanti altri minerali del sottosuolo (pirite, aragonite, rame, fluorite, quarzo ecc.), donati dai minatori di Cabernardi che, a seguito della cessazione dell’attività estrattiva dello zolfo, furono trasferiti dalla Società Montecatini in altri siti minerari.
Suggestiva anche la sala che ospita il materiale fotografico (oltre 200 pezzi) ed i ritagli di giornali d’epoca: una rivisitazione di oltre mezzo secolo di storia che testimonia non solo la vita di miniera, le attività ad essa connesse ed i drammatici momenti che ne precedettero la chiusura, ma anche momenti ricreativi e di festa dei minatori e delle loro famiglie.





 

 

 

 

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