L’itinerario si sviluppa partendo dal paese di Valleremita ed arrivando fino al castello di Albacina, situato nel comune di Fabriano, sulla dorsale marchigiana. La visita è incentrata sulla città di Fabriano e sul suo territorio che si sviluppa in un’ampia conca tra le due catene appenniniche. Proprio per questo si incontrano paesaggi diversificati, da quelli collinari a quelli più montani, tutti molto suggestivi. L’itinerario si segnala per la ricchezza di edifici a carattere religioso, oltre che per le interessanti strutture museali ed il grande valore artistico del centro storico di Fabriano.
Valleremita: eremo di S. Maria di Valdisasso
Si tratta di un antico cenobio benedettino femminile, che probabilmente risale già al secolo VIII. Ancora prima doveva forse essere una fortezza o un posto di guardia di un qualche castello. È questo comunque, il luogo in cui secondo la leggenda sosta S. Francesco, in occasione del suo primo viaggio nelle Marche nel 1209. Sono proprio i frati minori fabrianesi che ne richiedono la proprietà nel 1344, trattandosi ormai di un eremo disabitato, e la ottengono nel 1405, grazie al dono di Chiavello Chiavelli, che proprio in quel luogo vorrà predisporre anche la sua sepoltura. I frati vengono espulsi una prima volta nel 1810, in seguito alla soppressione napoleonica e poi nel 1866: dopo un lungo periodo di abbandono, l’eremo viene ripristinato solo nel 1965. Oggi, ormai restaurato anche in seguito al sisma del 1997, ospita un’attiva comunità francescana. La struttura è imponente, e doveva essere composta da molti ambienti dedicati alle varie pratiche quotidiane: orti, cucine e depositi, sale di lettura e biblioteca, chiostro e chiesa, dormitori, refettorio e foresteria. La parte meglio conservata è senza dubbio la chiesetta, caratterizzata da una struttura molto semplice, ad aula rettangolare divisa da un arco a tutto sesto in due campate, coperte da volte a crociera costolonate, che risalgono però ad un rifacimento del XV secolo. All’interno era custodito il famoso e splendido Polittico di Valle Romita, opera di Gentile da Fabriano, trafugato con le spoliazioni napoleoniche e ora alla Pinacoteca di Brera.
Monte Fano: monastero di S. Silvestro
Viene fondato da S. Silvestro Guzzolini nel 1231, in prossimità di una sorgente, la fonte Vembrici, come sede del nuovo ordine da lui costituito. La chiesa originaria inizialmente dedicata a S. Benedetto viene intitolata al santo osimano solo nel XVI secolo. Nel 1244 viene edificato dai silvestrini il monastero di S. Benedetto entro le mura di Fabriano, dove troveranno rifugio gli stessi monaci di Monte Fano nel 1390 per motivi di sicurezza. Ormai privo di manutenzione, il cenobio di Monte Fano viene restaurato intorno alla metà del ‘400; molti interventi di miglioria e ampliamento vengono poi effettuati tra XVI e XVII secolo, periodo al quale è riconducibile l’aspetto attuale, ad eccezione dell’edificio situato al di sopra del monastero, risalente agli anni ‘50 del secolo scorso. Soppresso nel 1810 e poi nel 1866, l’eremo diviene sede di un piccolo seminario negli anni ‘80 dello stesso secolo. Della chiesa originaria non rimane molto, e all’interno si conserva una tela di Claudio Ridolfi databile al 1632. Per il resto rimangono la cripta di S. Silvestro e l’oratorio di S. Benedetto. Il monastero ospita attualmente una comunità silvestrina, molto attiva culturalmente e spiritualmente; infatti oltre agli studi e alle ricerche curate dai monaci, si segnalano un efficiente laboratorio di restauro del libro antico, l’archivio storico della Congregazione silvestrina e la presenza di una foresteria.
Fabriano
Il comprensorio di Fabriano ha restituito testimonianze importanti già a partire dal paleolitico superiore, e per tutta la preistoria e protostoria. Tutta la grande quantità di reperti provenienti da quest’area è attualmente visibile presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche. L’età romana vede svilupparsi i due centri municipali di Attidium e Tuficum, entrambi appartenenti alla regione augustea Umbria e agro gallico, e lentamente abbandonati in età tardo antica. Il suo territorio fu diviso tra diversi gastaldati longobardi, ed è in età altomedievale che la città si viene formando sulle due alture dell’attuale centro storico, ovvero Castelvecchio e il Poio, citati come due castra distinti, fino a quando, nel 1165 Fabriano non è documentata come unico comune. Da quel momento inizia un veloce processo di inurbamento dei signorotti delle campagne circostanti, che porterà la città nel giro di un secolo ad acquisire risorse e uomini. E’ infatti proprio alla seconda metà del Duecento che risalgono i primi edifici civili. Già dagli inizi del XIII secolo inoltre, si sono radicati nel territorio gli ordini religiosi più importanti del tempo: Francescani, Silvestrini, Domenicani ed Agostiniani, senza contare la presenza già diffusa di cenobi benedettini. Nel trecento si afferma il dominio della famiglia Chiavelli, che viene letteralmente sterminata con un eccidio nel 1435. Fino al 1444, la città è dominio di Francesco Sforza, per poi definitivamente passare allo Stato Pontificio. Rifiutata la signoria di Innocenzo Cibo, nipote di Leone X, agli inizi del ‘500, Fabriano subisce nel 1517 il sacco delle truppe spagnole di Ugo di Moncada. E’ a questo episodio che fanno seguito violenti scontri civili che culminano nella rivolta capitanata da Battista Zobicco. Intorno al 1534 viene ristabilito l’ordine interno e nel 1536 viene conquistato il castello di Genga. I due secoli successivi rappresentano un lungo periodo di decadenza anche economica, che vede in declino perfino le rinomate industrie cartarie, risollevatesi soltanto con l’intervento di Pietro Miliani alla fine del ‘700. Nel 1728 Fabriano diviene sede di diocesi, unitamente a Camerino almeno fino al 1785. Nel 1798 entra a far parte della Repubblica Romana, per poi tornare alla Chiesa fino al 1808, anno in cui viene annessa al Regno d’Italia. In seguito ad alterne vicende, viene liberata dalle truppe del generale Cialdini nel 1860. Sei anni più tardi, la costruzione delle linea ferroviaria darà l’avvio ad un processo di sviluppo soprattutto industriale che culminerà nel secondo dopoguerra, con l’apertura degli stabilimenti di elettrodomestici Merloni.Negli ultimi anni la città ha visto concludersi l’impegnativa opera di ricostruzione in seguito al sisma del 1997.
S. Cassiano: abbazia di S. Cassiano in Valbagnola
Si tratta di un priorato benedettino, documentato già nel 1119, e che nel tempo acquisisce molti possedimenti. Nel XV secolo entra in declino anche per mancanza di monaci, e nel 1441 viene unito a S. Venanzio per poi passare nel 1445 alle dipendenze di S. Nicolò. Del più ampio complesso rimane la piccola chiesa. Dopo essere stato molto rimaneggiato nel corso dei secoli, il complesso è stato recentemente ristrutturato in seguito al sisma del 1997. L’esterno, semplice e rigoroso, presenta un portale a sesto acuto, e un’abside decorata con lesene ed archetti ciechi. All’interno si segnala il particolarissimo e raro impianto con presbiterio sopraelevato, accessibile da una scalinata sulla sinistra, affiancata dai gradini che invece conducono nella cripta. Oggi ospita nei locali adiacenti, un’ampia foresteria con cucine attrezzate e saloni, mentre all’esterno gli spazi verdi sono adibiti a uso pic-nic e area giochi per bambini. Sono molte le attività svolte nell’ambito della tenuta.
Albacina
Sorto nelle vicinanze del municipio romano di Tuficum, collocabile nella zona dell’attuale Borgo Tufico, il castello si sottomette ai signori di Fabriano nel 1191, e insieme a quest’ultima, passa in mano allo Stato Pontificio, in seguito all’eccidio dei Chiavelli e al dominio degli Sforza. Subisce anch’esso il sacco degli spagnoli nel 1517, e fino al XVIII secolo vive un periodo di declino economico e di contrasti. La chiesa parrocchiale è quella di S. Venanzo, antica pieve intitolata S. Maria de plebe, che conserva un trittico attribuito al Maestro di Staffolo, attivo a Fabriano e nella Vallesina intorno alla metà del XV secolo. Al di fuori della chiesa sono murate delle epigrafi provenienti dalla città romana di Tuficum. Al XIV secolo risale la torre d’ingresso, dalla quale si accede al borgo, che presenta un tipico impianto medievale a spirale.
Le tipicità
Il salame di Fabriano
Prezioso salume conosciuto fin dal 1800, esso si ricava dalle parti nobili del maiale, in particolare dal fiocco di spalla, dalla coscia e dal fondello. La parte grassa è circa il 10% della massa totale, distribuita in cubetti da 0,5 a 1 cm, derivata dall’adipe dorso lombare. Esso era destinato alle mense dei signori. Attualmente viene fatto stagionare almeno tre mesi, si confeziona con sale, pepe, vino, senza antiossidanti, infatti la superfice di taglio è di colore bruno e regala aromaticità e dolcezza.
Vernaccia Cerretana
Antico vitigno autoctono riscoperto nel comprensorio di Cerreto d’Esi attualmente oggetto di vinificazione e commercializzazione.
Agnello di razza fabrianese
É un agnello di taglia medio-grande adatto alla produzione di carne e di latte con buona resa. Presenta un profilo montonino e può essere allevato allo stato brado e semibrado. Le carni sono profumate e sviluppano delle piacevoli aromaticità durante la cottura, aspetto sicuramente legato alla presenza di quantità importanti di lipidi polinsaturi nelle sue carni.
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