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 Le Terre del Gentile > L'antico sentiero dei borghi rurali > Poggio San Romualdo
La risalita sin quassù è ampiamente ripagata dall’area finissima e dalla cucina saporosa che arricchisce il nostro viaggio di numerose,aeree vedute sulle piane del Giano e dell’Esino e sul vasto scenario appenninico,dal Nerone al Catria al Pennino,giù gù sino alle lontane e spettacolari gobbe dei sibillini.
A sinistra,svetta l’incombente mole del San Vicino.Percorso l’ampio pianoro,disseminato di alberghi e di villette,si raggiungono in breve i resti dell’antico nucleo abitato,culminanti nel rudere ormai fatiscente del castello,a strapiombo su Valdicastro.
I dintorni,ricchi di prati e di faggete,offrono grande abbondanza di funghi.
Abbazia di Valdicastro
Fu famosa abbazia benedettina,edificata da San Romualdo tra il 1005 e il 1009,il quale, ottenuto dal Conte Farolfo di Monte Marte un appezzamento di terra per potervisi ritirare a vita eremitica, visse fino al 1027.San Romualdo edificò prima un eremo, poi l'abbazia, del quale restano pochi avanzi.
Il venerando Patriarca vi chiuse la sua vita: tutto ciò dette fama e grande prestigio alla Abbazia che vide allargarsi la sua influenza religiosa e civile.
Ebbe ampie donazioni di terre e alcuni castelli ed estese la sua influenza sui due versanti della catena appenninica. Il crescente prestigio indusse l'abate Marino ad edificare una nuova e più grande Abbazia, costruita nel 1262. Questa costruzione fu opera di un Maestro Tebaldo e presenta nobili forme ogivali con tre campate e tre absidi,scandite da finestre e da bifore;del complesso abbaziale, notevole è la sala capitolare, con volte a crociera e pilastri poligonali, abbelliti da capitelli.
Una tale importanza religiosa generò una certa rivalità tra l'Abbazia stessa e l'Eremo di Camaldoli, per cui dovette intervenire l'autorità pontificia. Nel secolo seguente (XV) ebbe inizio la decadenza. Nel 1810, con la soppressione per legge napoleonica degli Ordini monastici, l'Abbazia fu chiusa e i suoi beni indemaniati, passando poi a proprietà privata, come è tutt'ora.
Eremo dell’Acquarella
Abbarbicato sulle scoscese pendici del monte Maltempo,l’Eremo dell’Acquerella è costituito da una Chiesetta, due locali attigui ed una torre a due piani. La Chiesa è dedicata alla SS. Vergine Maria e fu costruita nell'anno 1441 per interessamento e dietro richiesta di fra' Frandeno eremita. Essendo appartenente a S. Giovanni in Laterano, si può affermare con esattezza la data della sua costruzione perché riportata dal libro detto «Della Catena» nel quale sono elencate le Chiese fondate nel suolo Lateranense. Esiste tuttora, sopra la porta d'ingresso, lo stemma indicante, appunto, l'appartenenza del tempio alla basilica lateranense.
Nell'anno 1529 fu celebrato all'Acquarella il Primo Capitolo Generale dei Cappuccini. Dopo l'abbandono dell'eremo da parte degli stessi (anno 1585) vi dimorò soltanto qualche eremita.Nel 1854 l'Acquarella fu assediata, con esito negativo, dai gendarmi che ricercavano certo Carletti Girolamo imputato nell'incendio scoppiato il 26 Febbraio 1854, Domenica di Carnevale, nelle stalle di Via Fiorenzuola dove era custodito il gregge dei pastori di Porcarella, i quali, nella stagione invernale, erano costretti a scendere in Albacina a causa dell'abbondante neve che ricopriva i pascoli e del freddo che arrecava danni al bestiame. Nella notte fra il 19 ed il 20 Luglio dell'anno 1856 fu rubato il quadro. L'Eremo dell'Acquarella, con molta probabilità, fu abbandanato completamente nell'anno 1585, in seguito alla costruzione del nuovo convento nella località suddetta. Dopo tale periodo i Cappuccini non hanno più abitato l'Eremo dell'Acquarella.
Una sua caratteristica è la più classica semplicità, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, ed il nudo bozzato di pietra.


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